venerdì 17 ottobre 2014

La zucca gialla nella tradizione sarda


Dopo un po' di tempo, ci sentiamo nuovamente, ormai anche ottobre sta passando…
Questo è il mese in cui la natura ci avvisa che sta per andare in riposo e ci ricorda che l’autunno è inoltrato. 
 Il giardino si spegne dei colori solari dell’estate per lasciare spazio a quelli più cupi, rossastri e profondi. 
Così compaiono i rossi scarlati del peperoncino, gli aranciati delle zucche, i bordeaux delle foglie di vite e i rosa scuro delle eriche nane.  Questa è la stagione dei colori profondi e intensi, delle passeggiate nel bosco e in campagna, dei primi funghi e del clima mite (almeno qui in Sardegna).


http://gardeningthings.blogspot.it/2014/10/la-zucca-nella-tradizione-sarda.html

Oggi vi volevo parlare proprio di un frutto, meglio detto come ortaggio a frutto, che rappresenta nell'immaginario collettivo l'ortaggio di ottobre per eccellenza, ovvero la zucca, nome latino Cucurbita maxima Duchesne. 
Nella mia isola sarda, è stata sempre poco usata, in quanto avventizia.  Nella mia stessa famiglia si è utilizzata sporadicamente, ma andando a verificare gli studi etnobotanici sardi ho scoperto che anche questo ortaggio entrava nel quotidiano agro-pastorale di un tempo, anche se come specie per rituali e per scopi artigianali.
In generale il frutto secco veniva utilizzato come recipiente per diversi scopi, spesso come mestoli, altre volte come recipiente o come borracce da vino senza collo al quale veniva applicato un cinturino di cuoio o corda per il trasporto.

Una delle usanze particolari che risulta dalla fusione di riti pagani ancestrali e cristianesimo, è quella che avviene in alcuni paesi sardi il 30 novembre per Sant’Andrea, detto Sant’Andrìa, nell'imbrunire i ragazzi e bambini fanno una fiaccolata, ognuno di essi tiene in mano una zucca svuotata e sagomata a forma di teschio umano, spesso intagliata con naso occhi e bocca con all'interno una candela accesa. L’offerta consiste in frutta secca e dolci per i piccoli e vino per i più grandi.

A Bolotana e in altri paesi del Marghine, nei mesi di siccità si praticava un rito propiziatorio per la pioggia con il nome di Su Maimòne, i cittadini si riunivano nella piazza principale del paese portando un fantoccio formato da una zucca enorme su cui venivano intagliati occhi, naso e bocca e portato in processione fino ad una fonte d’acqua in cui veniva immerso più volte e sollevato al cielo in segno di richiesta di pioggia.
Il culto del Maimone ancora oggi è presente in Ogliastra e in alcuni centri della Barbagia. Fino al secolo scorso, i contadini e i pastori sardi lo invocavano intonando questa filastrocca:


                                
sardo

« Maimone Maimone
Cheret abba su laòre
Cheret abba su siccau
Maimone     laudau! »
Italiano

« Maimone , Maimone
chiede acqua il cereale (seminato)
chiede acqua il seccato (campo)
maimone laudato »

           Ma chi era Maimòne?
Lo studioso Mario Ligia afferma che Maimòne sia una divinità della pioggia di origine antica protosarda, che venne poi reinterpretata dai Fenici. Analizzando la radice Maim’o, in fenicio significa acqua mentre in ebraico indica un demone. Sempre lo stesso studioso lo identifica con la divinità pluvia libico-berbera di Amon, con la differenza che la radice del vocabolo sardo Maimone, per la presenza della vocale i, risulterebbe più antica e proverrebbe direttamente dall'Asia Minore e non dall'Africa.

Alcuni di questi rituali sono tornati in uso negli ultimi anni preservando in questo modo tradizioni antiche e simboliche molto affascinanti.
È bello scoprire culti antichi che hanno fatto parte della storia della propria terra ormai sconosciuti per via della globalizzazione.
Proprio per questo è importante continuare a diffondere ciò che è esistito per non dimenticarlo.
                     


------------------------------------


After a while 'time, we feel it again, now also in October is passing ... 
This is the month when nature tells us that is going to go rest in reminding us that autumn is forwarded. 
  The garden turns off the bright colors of summer to make room for those darker, reddish and deep. 
So hot appear red peppers, the orange of pumpkins, burgundy vine leaves and pink heather dwarf. This is the season of deep color and intense, walks in the woods and in the countryside, the first mushrooms and mild weather (at least here in Sardinia). 


Today I wanted to talk just a fruit that is the collective result of the October for excellence, or pumpkin, Cucurbita maxima Duchesne Latin name. 
In my island of Sardinia this fruit has always been little used, as occasionally adventitia. In my own family has never used particularly but going to check the Sardinian ethnobotanical studies have found that this vegetable also entered the daily agro-pastoral of a time, though more as a species for purposes rites and crafts. 
In general, the dried fruit was used as a container for various purposes, often as ladles, other times as a bowl or wine bottles without a collar to which was applied a leather strap or rope to transport. 

One of the special customs resulting from the merger of ancestral pagan rites and Christianity, is that which occurs in some countries Sardinian November 30th for St. Andrew, said Sant'Andria nell'imbrunire boys and children make a torchlight procession, each of them holding a pumpkin emptied and shaped like a human skull, often carved with eyes nose and mouth with a lit candle inside. The offer consists of dried fruits and sweets for the children and wine for adults. 

A Bolotana and other countries Marghine, in the months of drought practiced a rite for rain by the name of Su Maimone, citizens gathered in the main square of the village carrying a puppet formed from a huge gourd on which were carved eyes , nose and mouth, and carried in procession to a water source in which was immersed several times and raised to the sky as a sign of the request for rain. 
The cult of Maimone is still present in Ogliastra and in some centers of Barbagia. Until the last century, farmers and Sardinian shepherds invoked him singing this rhyme: 

sardinian 

"Maimone, Maimone 
Cheret abba on Laore 
Cheret abba on siccau 
Maimone laudau! »

english 

"Maimone, Maimone 
asks for water corn (planted) 
asks the water dried (field) 
maimone praised "

But who was Maimone? 


 The expert Mario Ligia says that Maimone is a god of the rain of ancient origin Proto, which was later reinterpreted by the Phoenicians. Analyzing the root Maim'o, in Phoenician means water while in Hebrew means a demon. Always the same scholar identifies him with the god Amon Pluvia Libyan-Berber, with the difference that the root of the word Sardinian Maimone, due to the presence of the vowel i, would be the oldest and would come directly from Asia Minor and Africa. 


Some of these rituals are back in use in recent years, thereby preserving ancient traditions and symbolic very fascinating. 
It's nice to discover ancient cults that have been part of the history of their land now unknown because of globalization. 
Precisely for this reason it is important to continue to disseminate what has existed for not forget it. 
                     

                                                         
 Garden Things!

Maria


Riferimenti^ Sardegna Cultura, La Grande Enciclopedia della Sardegna, Vol V (pag. 407 - PDF pag 413) (PDF) in www.sardegnacultura.it, La Nuova Sardegna Edizioni. URL consultato il 4 aprile 2011.
^ Mario Ligia, Mam (PDF) in www.mamoiada.org, mamoiada.org. URL consultato il 05 aprile 2011.


Nessun commento:

Posta un commento